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Certificazione biologica: requisiti e vantaggi per le imprese

  • Immagine del redattore: Eko03
    Eko03
  • 13 minuti fa
  • Tempo di lettura: 3 min
Ispezione in stabilimento alimentare per la verifica dei requisiti della certificazione biologica e conformità HACCP.

Indice



  1. Introduzione alla certificazione biologica

La certificazione biologica è uno degli strumenti più importanti per le aziende alimentari che vogliono distinguersi nel mercato competitivo. Essa attesta che un prodotto è stato coltivato o lavorato e trasformato secondo le rigide normative europee che regolano la produzione biologica.

Questo certificato è rilasciato da organismi di certificazione accreditati che, attraverso un processo di verifica, garantiscono che l’azienda rispetti tutte le norme stabilite per l’agricoltura biologica. La certificazione non solo aumenta la trasparenza del processo produttivo, ma risponde anche alle crescenti richieste dei consumatori e dei mercati di avere prodotti alimentari rispettosi dell’ambiente.



  1. Requisiti per ottenere la certificazione biologica

La normativa europea definisce con precisione i criteri che un’azienda deve rispettare per ottenere e mantenere la certificazione. Questi requisiti interessano le aziende agricole per la coltivazione/allevamento e le aziende alimentari per la trasformazione ed etichettatura.


Requisiti di coltivazione/allevamento

  • Divieto di utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici.

  • Vietato l’uso di OGM (organismi geneticamente modificati).

  • Per gli allevamenti: rispetto del benessere animale, spazi adeguati, alimentazione biologica.

  • Rotazione colturale e pratiche che preservino la fertilità del suolo e la biodiversità.


Requisiti di trasformazione ed etichettatura

  • Utilizzo esclusivo di ingredienti biologici certificati (salvo eccezioni autorizzate per additivi e coadiuvanti tecnologici).

  • Separazione fisica o temporale delle linee produttive per evitare contaminazioni.

  • Etichettatura chiara e conforme, con il logo biologico europeo e il codice dell’organismo di certificazione.


Tuttavia, non basta coltivare o produrre “secondo metodo biologico”: serve dimostrare con documenti e controlli che ogni fase rispetti i requisiti normativi sia globali propri di qualunque attività alimentare sia specifici della legislazione biologica.



  1. Normativa aggiornata: cosa dice il Regolamento UE 2018/848

Dal 1° gennaio 2022 è entrato in vigore il Regolamento UE 2018/848, che ha sostituito il Reg. CE 834/2007. Le novità introdotte da questo regolamento hanno rafforzato l’intero impianto normativo del biologico europeo.

Tra i punti più rilevanti troviamo:

  • Estensione del campo di applicazione: oltre ai prodotti agricoli e zootecnici, il regolamento copre anche prodotti come sale, oli essenziali, cera d’api, cotone, lana e sughero.

  • Regole per l’importazione: procedure più stringenti per i prodotti biologici provenienti da Paesi terzi, con l’obiettivo di garantire standard equivalenti a quelli UE.

  • Tracciabilità e controlli rafforzati: maggiore attenzione alle frodi alimentari, con sistemi di verifica documentale e fisica più rigidi e frequenti.

  • Produzione mista: norme più severe per chi gestisce produzioni biologiche e convenzionali nello stesso sito, per ridurre il rischio di contaminazione crociata.

  • Materiale riproduttivo vegetale: obbligatorietà (salvo deroghe)all’uso di sementi biologiche certificate e varietà adatte all’agricoltura bio.


Azienda agricola certificata biologica con coltivazioni sostenibili conformi al Regolamento UE 2018/848.

  1. Costi e durata della certificazione biologica

Il costo della certificazione biologica varia in funzione di diversi fattori:

  • dimensioni aziendali: un’azienda agricola con pochi ettari avrà un costo inferiore rispetto a un’industria di trasformazione con più linee produttive;

  • tipologia di produzione: monocoltura, allevamento, trasformazione di alimenti complessi;

  • numero di prodotti certificati: maggiore è la varietà e il numero di prodotti, più ampie saranno le verifiche;

  • ubicazione e frequenza dei controlli: spese dell’ente di certificazione.


La durata della certificazione biologica è annuale: ogni anno l’azienda deve sottoporsi a un nuovo audit per confermare la conformità. Alcuni enti offrono piani pluriennali con riduzioni di costo, ma la verifica resta obbligatoria. Esistono inoltre bandi regionali e contributi europei che possono coprire parte dei costi, soprattutto per le PMI che avviano per la prima volta la conversione al biologico.



  1. Benefici della certificazione biologica per le aziende

Ottenere la certificazione non significa solo poter apporre un logo sul prodotto, ma accedere a vantaggi tangibili:

  • Accesso a nuovi mercati e canali: la GDO e i distributori internazionali richiedono sempre più spesso la certificazione bio per inserire nuovi fornitori a catalogo.

  • Partecipazione a bandi e incentivi: molte linee di finanziamento europee e regionali sono dedicate o riservate a imprese certificate bio, con contributi a fondo perduto o agevolazioni fiscali.

  • Reputazione: la certificazione fornisce una prova documentata degli impegni ambientali e di qualità dell’azienda, sempre più richiesti da partner, clienti e consumatori.

  • Internazionalizzazione: avere il logo biologico UE può semplificare l’export in Paesi che riconoscono gli standard europei.

In pratica, la certificazione biologica è una leva strategica che permette non solo di rispettare la legge, ma di aumentare il valore percepito del prodotto e aprire nuove opportunità di mercato.



  1. Conclusione

Rispettare i requisiti della certificazione biologica è essenziale per ogni azienda alimentare che voglia crescere ed essere competitiva. Non si tratta solo di adempiere a obblighi normativi, ma di cogliere un’opportunità concreta di mercato, per migliorare la propria reputazione e incentivare la sostenibilità.


In Eko03 supportiamo da anni aziende alimentari del Nord Italia nella gestione delle normative HACCP che rimangono alla base di ogni certificazione. 

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